Maschera Decathon trasformata in casco C-PARP da ISINNOVA
Durante la prima ondata di contagi da Covid, l’Italia, la Lombardia in particolare, si è ritrovata a fronteggiare un’autentica tempesta perfetta. C’è stato un momento in cui almeno uno di noi ha pensato:” Ecco siamo giunti alla fine di tutto.”. Gli ospedali sovraffollati di malati hanno cominciato a soffrire la carenza degli strumenti essenziali per salvare le vite umane. Sembrava si fosse ormai sull’orlo di un baratro, ma gli italiani sono un popolo che ha già dato in più occasioni prova di RESILIENZA. Siamo duttili, se una strada si rivela impraticabile non ci accaniamo, non ci ostiniamo in posizioni rigide, ma cambiamo semplicemente atteggiamento e cominciamo a cercare o creare strade alternative. E’ coltivando questo atteggiamento che si sviluppa la creatività italiana. Quando la capacità di adattamento raggiunge la sua massima espressione, possiamo definirla RESILIENZA. L’Italia ha subito in duemila anni quarantadue dominazioni straniere, eppure siamo sopravvissuti, ogni volta più adattabili, smaliziati e da ogni dominazione abbiamo saputo assorbire quanto c’era di buono. Da marzo conviviamo con l’invasione del Covid-19 e abbiamo dato prova della consueta resilienza. Ma c’è un episodio che mi piace ricordare, perché non solo è il più rappresentativo, ma perché si è verificata una effettiva collaborazione del design con la medicina arrivando a guadagnare un ruolo addirittura salvifico.
Tra tutte le difficoltà che gli ospedali più hanno avvertito la scorsa primavera nel fronteggiare le insufficienze respiratorie causate dalla polmonite interstiziale da Covid era la sempre maggiore carenza dei caschi respiratori C-PAP, uno scafandro trasparente di plastica con collare morbido alla base, che eroga al paziente con difficoltà respiratoria la dovuta pressione di ossigeno effettuata senza un ventilatore meccanico, ma connettendo direttamente il paziente ad un sistema a Pressione Positiva Continua delle vie Aeree, chiamata appunto C-PAP. Questi caschi erano essenziali, perché i malati di Covid colti da polmonite interstiziale, potevano, grazie ad essi, essere assistiti senza ricorrere a personale specializzato: una soluzione d’emergenza per affrontare il moltiplicarsi di pazienti con difficoltà respiratorie e che permetteva di non saturare i reparti di terapia intensiva.
L’idea per ovviare alla progressiva carenza dei caschi C-PAP è venuta ad un ex primario dell’Ospedale di Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia, il dottor Renato Favero, che aveva visto il nuovo modello della Decathon di maschera subacquea granfacciale ,a tenuta stagna, impermeabile e antinebbia ideale per lo Snorkeling . Osservandola, ha avuto la brillante intuizione di escogitare se non si potesse adattare a casco C-PAP, così si è messo in contatto con la Isinnova, una società costituita da un team di ingegneri, designer ed esperti di comunicazione che si dedica alla raccolta di idee per trasformarle in oggetti concreti, che stava realizzando in stampa 3D le valvole di emergenza per respiratori.
Così da questa collaborazione tra medico, designer e ingegneri è nata l’idea che ha concretamente trasformato la maschera Decathlon in maschere C-Pap, riuscendo a fronteggiarne la penuria di che stava emergendo in questi giorni come la problematica principale legata alla diffusione del Covid-19.
Il prototipo delle valvole dette Charlotte e del nuovo raccordo al respiratore è di fatto nato in 7 giorni ed è stato testato direttamente nell’ospedale di Chiari, nel bresciano, dimostrandosi perfettamente funzionante, collegando direttamente la maschera all’ossigeno con la presa al muro.
In questa straordinaria, e -non vergogniamoci- commovente gara dell’ingegno a tempo di record, c’è un altro punto che io trovo straordinario: chiunque potrà stampare liberamente valvole e raccordo, a condizione che non siano utilizzate a scopo di lucro. Quindi nessuno potrà percepire diritti e guadagni sull’idea del raccordo e, tantomeno sulla vendita delle maschere Decathlon. Una storia bellissima dove la genialità si è unita all’altruismo.
Questo è un autentico caso di BUON DESIGN.
Per decenni abbiamo temuto lo scoppio di una terza guerra mondiale. Seguivamo con apprensione le mosse di Russi e gli Americani, Cinesi e Americani, Iracheni, Iraniani fino all’autunno scorso i Coreani del Nord. Invece è spuntato un virus di 9/12 nano micron, equivalenti 9/12 miliardesimi di metro che sta mettendo in ginocchio il mondo. La sua diffusione nel mondo è completa, non esiste stato che non abbia avuto contagi, sembrava all’inizio una semplice influenza che poi si è rivelata mortale e così è scattato il Lockdown che ha provocato il confinamento in casa di milioni di persone in tutto il mondo. Dopo una pausa estiva la pandemia è tornata ed eccoci di nuovo confinati in casa dal secondo Lockdown. Ma qualcosa è cambiato: siamo consapevoli che dopo questa pandemia niente sarà più come prima e ci sta profondamente cambiando. Tutti i nostri valori sono stati sovvertiti. Si è coniato un nuovo termine: distanziamento sociale che significa la fine degli assembramenti e la distanza minima di 1,5 metri tra gli individui. Non sarebbe più giusto chiamarla lontananza? Le persone, fino a quando non terminerà del tutto questa pandemia non potranno più abbracciarsi e baciarsi.
All’inizio eravamo completamente impreparati, mancavano molti dispositivi di sicurezza e molti si sono ingegnati. Tutti si sono lanciati nella creazione di mascherine protettive, che erano diventate ormai introvabili. Sono spuntati scampoli di tessuto abbandonati in fondo all’armadio, le macchine da cucire sono diventate ambitissime, sono stati pubblicati tutorial casalinghi su come fabbricarle. Anche i designer si sono messi in gioco con risultati eccellenti, dando la possibilità di scaricare gratis i tutorial, come lo STUDIO PASTINA.
Trovo molto interessante il movimento degli IKEA HACKERS che ha avuto un tale successo da far nascere aziende che riciclano come base i mobili più semplici e essenziali o i moduli base di IKEA per trasformarli in mobili economici e eleganti.
INGARO Sideboard
Cucina REFORM, modello Basis
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